LA BIOGRAFIA .
Nasce venerdì 17 settembre, in una casa di Corso Genova, in Asti,al n.43, da Giovanni Tartaglino e da
Luigia Olimpia Lafalli, da lui sposata in seconde nozze dopo la morte della prima moglie, Gianotti Clara,
che gli aveva lasciato due figlie, Rosina e Luisa. Il giorno seguente, viene battezzata nella Parrocchia di
S. Pietro, con i nomi di Maria Michelina: questo secondo nome, non le piacque mai, come scriverà più tardi.
Preferiva, infatti, il nome di Giuseppina, anche se nutriva una particolare devozione a S. Michele Arcangelo,
del quale invocava, spesso, la valida protezione contro il demonio. Nel luglio 1889, quando aveva solo 22
mesi, muore la mamma Olimpia: in punto di morte,costei raccomanda la piccola Maria alla sua migliore
amica, Teresa Valsania. Maria va a vivere in casa di questa donna, dove abitano anche la madre e due
zii, fratelli del padre: per Maria, sarà sempre la zia Teresa. La casa è situata all' angolo di Via Grassi con
Via al Santuario. Già da bambina fu segnata dal sigillo della Croce: infatti, dopo essere rimasta orfana in
tenerissima età, nel 1890,per una malattia oftalmica, Maria viene ricoverata all' Ospedale. Qui, nonostante
le cure, in 24 ore, perde un occhio, un evento che doveva ripercuotersi per tutta la sua vita: è, chiaramente,
colpa di un medico dell' Ospedale, come stabilirà in seguito un oculista universitario, ma la piccola Maria
non ne farà mai un dramma. Tornata a casa,progressivamente, impara a lavorare a calza e a cucire,
iniziando a fare i vestiti alle bambole, cosa che le piace tantissimo. Nella notte del Natale 1890, fa un sogno
premonitore, quello di Gesù Bambino. L' insegnamento religioso che riceve in casa della zia Teresa è
notevole: nel 1892, a 5 anni, impara a dire il S. Rosario e la zia desidera che lo reciti alla presenza dei
vicini di casa, tutte le sere prima di andare a letto. Viene, spesso, lodata per questo, ma la piccola non
dimostra di gradire le lodi: traspare già uno spirito schivo e isolato nel suo misticismo. Nel 1893, entra a
scuola, ma i primi tempi sono difficili e traumatici per Maria: è indisciplinata e, spesso, va in castigo.
Frequenta anche il Catechismo: partecipa ai Vespri e alle Benedizioni. Anche se non ha ancora fatto la
Prima Comunione, fa la Confessione con la zia e conosce, così, il Vicario Generale della Diocesi di Asti,
il Canonico Mons. Giuseppe Gamba, futuro Cardinale Arcivescovo di Torino. Queste frequentazioni
religiose fortificano l' anima di Maria, anche se, esternamente, non lo da a vedere. Anzi, ancora fanciulla,
fa il voto eroico a favore delle Anime del Purgatorio, donando tutti i meriti soddisfattori, delle opere buone
che compirà, a suffragio di queste Anime. Quando sarà più grande, molte Anime del Purgatorio verranno
personalmente da lei a chiedere suffragi ed ella farà penitenza, per loro, con preghiere e sacrifici. Nel 1899
avviene un episodio - chiave nella vita di Maria. Un giorno, una famiglia di ortolani di frazione S. Carlo,
volendo donare del cibo alla zia Teresa, pregò la giovane Maria di venirlo a prendere. Verso le ore 10,
Maria parte da casa: è sola e si mette a pregare. Passando a fianco del fiume Borbore, viene assalita,
all' improvviso, da un uomo che tenta di approfittarsene: Maria gli resiste e cade nel fiume, mentre l' uomo
fugge. Per fortuna, resta impigliata in un cespuglio di spine: sopraggiunge un individuo di bell' aspetto
che la ripulisce e la riaccompagna a casa, dandole saggi consigli e salutari ammonimenti. Arrivato sul' uscio
di casa, però, l'uomo scompare: la zia Teresa pensa ad un intervento divino, pensa si tratti di S. Giuseppe,
di cui è molto devota. Comunque, onde evitare pericoli ulteriori, la zia medita di inviare Maria in un Istituto
Religioso, per provvedere alla sua educazione. I tempi stringono perchè la zia Teresa si ammala di
tubercolosi: temendo per la salute di Maria, scrive una lettera al Vicario, Mon. Gamba, pregandolo di
accettare la fanciulla nell'Istituto di S. Chiara. Il Vicario ottiene l' accettazione e Maria si presenta, per un
colloquio, nell' Istituto: ma l' accettazione non è consequenziale poichè occorre aspettare ancora del tempo.
Si vedrà ! Anche in questo caso avviene un intervento soprannaturale: un uomo molto ragguardevole si
presenta nell' Istituto a perorare, davanti al Consiglio, la causa di Maria e il Consiglio decide l' accettazione
della fanciulla. Chi era quell'uomo? Nessuno lo seppe mai. Forse S.Giuseppe ? In ogni caso, nel 1900,
Maria, nella stessa giornata, fa la Prima Comunione, nella Chiesa di S.Martino, e la Cresima, nel Duomo.
In queste circostanze,Maria accresce la sua preparazione religiosa e la sua santificazione.Il 23 ottobre 1900
Maria entra nell' Istituto S. Chiara, sede, un tempo dell Clarisse, accettata, come orfanella, tra le Figlie di
S. Anna, fondate da S. Giuseppe Marello. Le Figlie di S.Anna erano orfanelle che, divenute adulte, non
volevano passare fra le Suore ma nemmeno tornare nel mondo. Tre virtù animavano questa famiglia:
umiltà, carità e obbedienza. Inoltre, vivendo accanto agli Oblati, dovevano provvedere al servizio domestico
di questi ultimi e alla Casa e Ospizio di S. Chiara. I primi tempi sono meravigliosi: Maria è felice, è accolta
favorevolmente, è laboriosa, frequenta il laboratorio, meno il gioco. Fa lavori per la gente di fuori, lavori di
cucito, arte in cui era esperta. Ama la povertà, non spreca nulla, accontentandosi di poco, sia nel vitto che
nel vestire: era un' anima veramente spirituale e le sue giornate erano piene del pensiero di Dio. Ma la
invidia delle compagne, unita alla sua inesperienza giovanile e alla presenza di una Suora Assistente di
dubbia moralità, portano a tempi difficili per Maria , che subisce castighi, umiliazioni, vessazioni e non per
causa sua. Subentrano inedia, depressione, stanchezza, pigrizia e lassità religiosa: anche il suo confessore
il can. Giuseppe Gamba, se ne accorge. La situazione cambia di colpo verso il 1902, quando questa Suora
viene allontanata. A Maria torna subito la voglia di pregare. Aumenta la sua spiritualità verso la Sacra
Famiglia e verso l' Angelo Custode, con cui parla di continuo. Iniziano pure le mortificazioni corporali e
l' esigenza di fare penitenze: usa una funicella fatta a nodi intorno alla vita, un' altra intorno alle gambe,
un' altra legata sotto le braccia. Si taglia dei pezzettini di carne e sopporta tutti i dolori senza un lamento.
Si lega stretti i capelli in testa, si rompe i denti con le forbici: di notte, anzichè dormire, prega, inginocchiata
per terra. Prega Gesù per farla diventare buona come il Suo Cuore Divino: la sua vocazione è l' amore.
Amare Dio, al sommo grado possibile e amare i peccatori, per salvarli. Un posto particolare, nel suo cuore,
l' hanno i Sacerdoti: per la loro santificazione si offre come vittima interceditrice e sopporta sofferenze
atroci, morali. fisiche e mistiche. Il 18 giugno 1905, muore zia Teresa Valsania: nella notte, appare in sogno
a Maria e le chiede preghiere per liberare la sua anima dal Purgatorio. Nel 1908, il padre di Maria, Giovanni
viene ricoverato all' Ospedale: costui era molto adirato per l' entrata in Istituto della figlia e rifuggiva il
contatto con preti e suore, aiutato in ciò, anche, dalla terza moglie. Grazie alle incessanti preghiere di Maria
e alle sue mortificazioni e penitenze, Giovanni si confessa, si comunica, s' incontra con la figlia, le chiede
perdono e, poi, il 30 aprile, muore contento. Nel 1914, scoppia la 1° Guerra Mondiale, che durerà sino al
1918: Maria trova un Confessore che la guiderà sino al 1936. Si tratta di Don Placido Botti, Vice Parroco
di S. Caterina, sacerdote integerrimo, sapiente e severo, pur nella bontà sincera. Per tre anni, Maria è fuori
dalla sua amata residenza di S. Chiara: infatti, per un anno e alcuni mesi, è all' Opera Pia Michelerio,
l' Orfanotrofio maschile, gestito dai Padri Giuseppini, dove presta aiuto alle Suore Figlie della Pietà. Si
alzava ogni mattina alle 5,00 e andava a sentire la prima Messa in Duomo; poi, rientrata, si metteva al
lavoro. Per un anno e mezzo, abita nel castello di Frinco, dove passa, da sola, molte notti in Cappella.
Al termine della guerra, nel 1919, ha uno sbocco di sangue: le danno l'Olio Santo e viene assistita dalle
Suore. Costretta a tenere il letto, si sente inutile, le sparisce la voglia di pregare, di fare mortificazioni; si
sente abbandonata da Dio e dagli uomini, manifestando, addirittura, propositi di suicidio. L' arrivo del suo
confessore, Don Botti, migliora decisamente la situazione e la vita torna a sorriderle. Si confessa due volte
alla settimana, obbediente e fedele al suo confessore, Don Botti, il quale era convinto di assistere un' anima
eletta. La spiritualità cresce e, dal 1920, cominciano le estasi. In questo periodo, la Comunità di S. Chiara
comprende 60 ragazze, di cui, 20, sono Figlie di S. Anna, che lavorano, cuciono e rammendano. Il lavoro, in
silenzio, dura sino alle 10,30: poi, sino alle 11, si può parlare e cantare inni sacri. Dalle 11, sino all' ora di
pranzo, si lavora in silenzio: dopo pranzo, alle ore 13,30 il lavoro riprende. C'è una rigida disciplina: il vitto è
scarso, con pane, brodo di verdura, verdure. La carne c'è solo tre volte all' anno: Pasqua, Natale e San
Giovanni. Maria lavora a maglia e a ricamo, fa il bucato, si occupa delle bimbe più piccole, fa commissioni
fuori e va a trovare i malati tisici all' Ospedale. L' 8 dicembre 1922, ha lo Sposalizio mistico con Gesù che si
rinnova, per alcuni anni, sempre in quella data. In un' estasi, Gesù le appare come un bellissimo giovane,
dai capelli biondi: ella viene coperta da un candido manto, tutto ingemmato: è adornata con collane di gran
pregio e da una corona, quindi, Gesù le mette un anello al dito. Nel 1922, in un' estasi, vede Gesù nella via
Crucis: le vicende della Passione di Cristo si succedono nelle varie estasi. Aumentano anche le sofferenze
nella carne: nell' aprile del 1924, Gesù le fa provare tutti i supplizi che provò nella Crocifissione. Nella notte
fra il 31 dicembre 1925 e il 1° gennaio 1926 riceve la prima impressione delle Stigmate: durante l' Ora
Santa, si sente male e sviene. Portata a letto e rimasta sola, vede, all' altezza del cuore, un fulgido scudo
col nome di Gesù e sente un dolore pungentissimo che la penetra tutta. Di colpo, si apre il costato e ne
esce sangue: successivamente, compaiono le stigmate alle mani e ai piedi, con grande sofferenza. In
genere, queste compaiono nei primi Venerdì del mese, nel Venerdì Santo, nelle feste del S. Cuore, del
SS. Nome di Gesù, del Preziosissimo Sangue, della S. Croce e dell' Immacolata. Le Stigmate durano sino
al 1930: poi, supplicando ella il Signore che gliele togliesse affinchè nessuno se ne accorgesse, fu
esaudita. Le seppe sempre nascondere, portando i mezzi guanti e nessuno se ne accorse. Maria ne
informa Padre Botti e costui incarica una Suora dell' Istituto Milliavacca, Suor Elisa Piacentino, di
controllare e medicare le stigmate. Maria e Suor Elisa diventeranno amiche e, a lei, Maria scriverà molte
lettere. Maria ebbe anche a soffrire moltissimo per causa del demonio, arrabbiato per la perdita di molte
anime, strappategli dalle preghiere di lei: fu presa in giro, torturata e percossa in vari modi. Nel 1927, si
sente trapassare il cuore da una spada di fuoco. Il 7 dicembre 1928, Suor Elisa estrae, dalla ferita al
costato, una pezzuola, messavi da Maria stessa, riproducente la Croce: infatti, la piaga è a forma di croce.
Lo stesso accade il 7 giugno 1929, quando vengono estratte, dal costato, due pezzuole e del cotone con
l' impronta della Croce. Nella Festa del SS. Nome di Gesù, il 2 gennaio 1932, Suor Elisa toglie dalla
ferita al costato un batuffolo di cotone, riportante l' iniziale maiuscola G. Maria presenta, pure, sudore di
sangue al capo e alla fronte: il sangue usciva a goccioline per disseccare, poi, sotto i capelli, come delle
crosticine. Ha anche il cuore trapassato da un Angelo con un carbone ardente. Va in bilocazione da Padre
Pio, che, a sua volta, va da lei almeno tre volte: Maria fu, infatti, molto stimata da Padre Pio. L' 11 agosto
del 1933, un venerdì, già dal mattino, Maria si sente triste e ha voglia di piangere: dopo pranzo, verso le
13, si alza, gettandosi ai piedi del suo Crocifisso per pregare. Guardando il costato di Gesù, lo vede
sanguinare: lo tocca e si accorge che è veramente sangue, lo pulisce, ma il sangue continua a colare.
Verso le ore 15, la ferita del Crocifisso riprende a sanguinare: altre persone vedono il fenomeno, che, alle
17, cessa. Viene deciso di non divulgare la notizia. Il 16 agosto, Maria va ad Isola e qui rimane per un
mese. Il Crocifisso è custodito dalla Sig. Mortera, la quale, però, racconta l' episodio al Superiore dello
Istituto, Padre Mario Martino, raccomandandosi di rispettare il più scrupoloso silenzio. Il 20 settembre,
Maria torna a S. Chiara, dove, spinta dalla voce spirituale di Gesù, racconta tutto a Suor Elisa Piacentino.
Il 27 settembre, Maria apre il guardaroba della sua camera e vede il Crocifisso che sta nuovamente
sanguinando. Allora, vengono chiamati Suor Elisa, la Madre Vicaria e quattro Sacerdoti della Casa che
assistono come testimoni. Iniziano le indagini. Viene fatto esaminare il liquido dall' Isituto di Medicina
Legale dell' Università di Torino, che stabilisce trattarsi di "VERO SANGUE UMANO". Questo, il
responso, a firma della Commissione Medica: Giorgio Canuto, Luigi Trossarelli e Giovanni Parato.
Il Crocifisso è anche oggetto di radiografie, eseguite da due specialisti, che non evidenziano alcunchè di
strano. Il Vescovo di Asti, Mons. Rossi, informato, convoca il Tribunale Ecclesiastico Diocesano con
l' ordine di indagare il fatto, interrogando i testimoni oculari, ben 17, di cui 7 sacerdoti, 6 suore e 4 laici.
Intanto, il 12 gennaio 1934, Maria accusa un vivo dolore alla spalla sinistra, dove compare una piaga
aperta e tumefatta, durante una misteriosa visione della Passione di Gesù, in cui ella portava la Croce di
Cristo. Il 23 febbraio 1934, nella sua adunanza alla presenza del Vescovo, il Tribunale afferma trattarsi di
" FATTO VERO E REALE ". Il 4 marzo, Mons. Rossi stabilisce che nel Santuario di S. Giuseppe, annesso
alla Casa degli Oblati e all' Ospizio di S. Chiara, venga tenuta una solenne Missione sino all' 11 marzo.
Il giorno 9 il S. Crocifisso è intronizzato ed esposto alla venerazione dei fedeli nel Santuario, con un
concorso immenso di popolo, da Asti e dintorni. Mons. Rossi tiene un discorso illuminato e infiammato ;
da quel giorno, per due mesi, si moltiplicano le dimostrazioni di fede e di pietà intorno al S. Crocifisso.
Tutti i giornali ne parlano, da ogni parte del mondo arrivano, ad Asti, pellegrini. Ma il 6 maggio, giunge da
Roma un incaricato del S. Uffizio, il quale, fatta una breve inchiesta, rimuove il Crocifisso dal Santuario
e lo porta in Vaticano " ...per fare ulteriori esami...". Da questo momento non se ne seppe più nulla.
Varie ipotesi sono state fatte : insicurezza, errori di valutazione, paure, cambio di rotta o tradimento di
qualcuno ?. Noi non vogliamo dare giudizi, vogliamo solo la verità e soprattutto, vogliamo che il Santo
Crocifisso torni nella nostra città di Asti. Intanto, Maria è al centro di una campagna di denigrazioni,
calunnie e vilipendio: lei sopportò, con pazienza, le ingiurie e, con la preghiera, riparò le bestemmie
ricevute. Aumentano, nel frattempo, le estasi e le sofferenze. Il 3 aprile 1935, le compare un dolore
acutissimo al cuore, come se fosse trafitto da una lancia : Maria smania per un amore ardente che le fa
riscaldare le carni. Il 18 giugno, le compare una spina in mezzo alla fronte, che affiora all' esterno come
un tumorino di carne, assai dolente se toccato. Il 9 agosto, Gesù fa vedere a Maria il suo Cuore straziato
da un branco di cani rabbiosi, che rappresentano i sacrilegi dell' umanità. Il 3 aprile 1936, Maria accusa le
sofferenze per la corona di spine : è assistita da Don Placido Botti. Ma, nello stesso anno, questo suo
confessore, che l' aveva guidata per vent' anni, dandole tanta fiducia, viene trasferito nella Parrocchia di
Rocca di Arazzo e sostituito da Mons.Toso. Maria subisce una notevole sofferenza spirituale. Allo scoppio
della 2° Guerra Mondiale, Maria prega per la salvezza dell' Italia e del popolo : quando, nel 1942, hanno
inizio i bombardamenti su Asti, le Suore e alcune ricoverate della Casa, si rifugiano nella camera di Maria
e pregano insieme. Nel 1944, i mali di Maria si accentuano : compaiono forme febbrili e un ittero. Va a
Rocchetta Tanaro, ma, dopo un fugace miglioramento, le sue condizioni si aggravano, tanto che le viene
somministrata l' Estrema Unzione. Allora, verso la metà di luglio, torna a S. Chiara. Qui compare una
miocardite, mentre si estende alla schiena una profonda e dolorosissima piaga da decubito. Il 30 agosto,
Maria riceve per l' ultima volta la Comunione : nel pomeriggio, arriva al capezzale il suo antico confessore,
Don Botti, che la confessa e la comunica. Il 1° settembre, primo venerdì del mese, Maria, ormai priva di
conoscenza, alle ore 20,10 esala l' ultimo respiro. La sua salma viene rivestita con un meraviglioso abito
bianco, come una Sposa candidissima, ed è esposta alla venerazione del popolo nella sua camera che è
presa d'assalto da un gran concorso di gente, che vi accorre per renderle l'estremo saluto e per ottenere
grazie. Il giorno 3, Maria Tartaglino è sepolta nel Cimitero di Asti.