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                                                                              IL  PROCESSO  DIOCESANO .

 

 

                                                                                         1)         I  FATTI .

All'inizio dell' ottobre 1933, giungeva al Vescovo di Asti notizia che, nel

locale ospizio di S. Chiara. si sarebbe verificato un fatto prodigioso, nel

senso che, da un Crocifisso, in possesso di una ricoverata, sarebbero

fuoriuscite gocce di sangue. Allo scopo di una maggiore precisazione

della cosa, ll Vescovo, Mons. Umberto Rossi, disponeva due inchieste,

i cui i risultati confermavano la verità del fatto, talchè Sua Eccellenza

dava corso alla regolare procedura,costituendo il Tribunale Ecclesiastco,

in data 12 - 2 - 1934, composto dalle seguenti persone :

            Can. Prof. Vincenzo Toso, Provicario Generale, Ufficiale;

            Can. Teol. Luigi Goria, Giudice;

                                                                     Can. Teol. Gabriele Gamba, Giudice;          

                                                                     Mons. Can. Secondo Stella, Promotore della Fede,

                                                                     Don Luigi Mori, Notaio,

con l' ampio mandato ed espresso incarico di fare tutte le indagini necessarie a stabilire giudizialmente la

verità e la natura del fatto. In sostanza, è risultato al Tribunale predetto che, l'11 Agosto e il 27 Settembre

1933, nelle ore pomeridiane, da un Crocifisso in scagliola, di appartenenza della ricoverata Tartaglino

Maria, erano sgorgate delle gocce di sangue, specialmente dall' impronta riproducente la ferita del costato

di Nostro Signore. Prima constatazione era stata quella della proprietaria del Crocifissso, la quale ne aveva

subito data notizia, direttamente, alla sua vicina di camera, la Sig. Mortera Maria, che, a sua volta, ne aveva

resa consapevole Suor Curcu Maria Josè, mentre quest' ultima ne aveva informato, tosto, il Can. Giuseppe

Aliberti.  La Mortera confermava pienamente la versione della Tartaglino, esponendo, inoltre, la propria e

diretta constatazione. Così faceva anche Suor Curcu, la quale rendeva analoghi particolari de visu, mentre

il Can. Aliberti, oltre a riferire le notizie avute dalla precedente, aggiungeva di aver visto un batuffolo di

cotone intriso di sangue, portogli dalla Mortera.

Questo in ordine alla prima emissione di sangue.

La seconda emissione veniva descritta come avvenuta il 27 settembre 1933, nelle ore pomeridiane, in cir-

costanze del tutto analoghe, salvo con una maggior partecipazione di testi, quali :  Maria Tartaglino, Suor

Garberoglio, Suor Maria Anna Denicolai e Don Bianco, che constatarono de visu lo sgorgare e il fluire del

sangue, Don Possavino, Don Garberoglio e Don Viola, sopraggiunti allorchè il sangue stesso, ancor fresco,

iniziava la fase di coagulazione, il Can. Barosso, Maria Mortera. Suor Giuseppina Margherita Denicolai e

Suor Consolata Aina, che assistettero al coagularsi del medesimo.

 

                                                    2)            L' ELENCO  DEI  TESTIMONI  AL  PROCESSO.

 

I testimoni, interrogati in questo processo, sono ben 17, così elencati :

 

1  )     TARTAGLINO MARIA ;

2  )     MORTERA  MARIA ;

3  )     SUOR  MARIA  JOSE'  CURCU  ;

4  )     SUOR  GIUSEPPINA  GARBEROGLIO ;

5  )     SUOR  MARIA  ANNA  DENICOLAI ;

6  )     SUOR  GIUSEPPINA  MARGHERITA  DENICOLAI ;

7  )     SUOR  GIUSEPPINA  CONSOLATA  AINA ;

8  )      SUOR  ELISA  PIACENTINO ;

9  )      DON  ALFEO  POSSAVINO ;

10)      DON  LUIGI  GARBEROGLIO ;

11)      DON  MARIO  VIOLA ;

12)      CAN.  MAURIZIO  BAROSSO ;

13)      CAN.  GIUSEPPE  ALIBERTI ;

14)      DON  FILIPPO  BERZANO ; 

15)      DON  ANACLETO  BIANCO ; 

16)      IVALDI  VITTORIA ;

17)      IVALDI  GIACINTA ; :

Sono interrogati sull'episodio del primo sanguinamento, avvenuto l'11 agosto 1933, i seguenti testi :

                                                     TARTAGLINO  MARIA ;

                                                     MORTERA  MARIA ;

                                                     SUOR  CURCU  MARIA  JOSE' ;

                                                     CAN. ALIBERTI  GIUSEPPE ;

Sono interrogati sull'episodio del secondo sanguinamento, avvenuto il 27 settembre 1933, i seguenti testi :

                                                     TARTAGLINO  MARIA ;

                                                     SUOR  GARBEROGLIO  GIUSEPPINA ;

                                                     SUOR  DENICOLAI  MARIA  ANNA ;

                                                     DON  BIANCO  ANACLETO ;

                                                     DON  POSSAVINO  ALFEO ;

                                                     DON  GARBEROGLIO  LUIGI ;

                                                     DON  VIOLA  MARIO ;

                                                     CAN. BAROSSO  MAURIZIO ;

                                                     SUOR  DENICOLAI  MARIA  ANNA ;

                                                     SUOR  GARBEROGLIO  GIUSEPPINA ;

                                                     SUOR  DENICOLAI  GIUSEPPINA  MARGHERITA ;

                                                     SUOR  AINA  GIUSEPPINA  CONSOLATA ;

                                                     MORTERA  MARIA ;

Sono interrogati sulla figura di Maria Tartaglino i seguenti testi :

                                                     DON  BERZANO  FILIPPO ;

                                                     SUOR  PIACENTINO  ELISA ;

                                                     IVALDI  VITTORIA ;

                                                     IVALDI  GIACINTA ;

                                                     MORTERA  MARIA ;

                                                     SUOR  GARBEROGLIO  GIUSEPPINA ;

                                                     SUOR  CURCU  MARIA  JOSE' ;

                                                     SUOR  DENICOLAI  MARIA  ANNA ;

 

Nel corso del giudizio, tutti costoro, quindi, furono assunti, quali testi, sotto i vincoli di rito ed, inoltre, venne-

ro interrogati su circostanze di contorno, ma, pure, influenti in causa ;  infine, furono ordinate quattro perizie,

di cui una sulla natura del sangue fuoruscito dal Crocifisso, l'altra sulla materia stessa di cui era costituito il

Crocifisso, la terza, radioscopica e radiografica, sul Crocifisso e la quarta sullo stato di salute e sulle condi-

zioni psichiche della Tartaglino.

 

                                                   3 )            ESAME  SINTETICO  DELLE TESTIMONIANZE .

 

Tutte le testimonianze sono precise, concordanti, univoche, cospiranti in un'ammirabile identità di accerta-

mento storico e tecnico. Non vi è, sui singoli episodi che interessano, una sola affermazione della Tartagli-

no che non abbia il conforto di un'immediata tastimonianza di conferma e di controllo. Sia la Mortera o Suor

Curcu, per il primo episodio, che Suor Garberoglio, Suor Anna Denicolai o Don Bianco per il secondo, certa

cosa è che su nessun punto della causa la fiducia del Tribunale deve concentrare e affidarsi alla sola affer-

mazione della Tartaglino, checchè si voglia pensare della credibilità soggettiva di costei, della quale crede

il Tribunale che, volendo, si possa anche non tener conto. Ciò che, inoltre, non può non impressionare, si è

la reiterazione dell'episodio, e la reiterazione di esso con caratteri uniformi, costanti, del tutto omogenei.

La fuoruscita del sangue è percepita, nettamente, nelle sue varie fasi e, in tutte e due le volte, da tutti i pre-

senti in modo identico, ed è, in modo sostanzialmente identico, resa, con eloquente indugio descrittivo, da

tutti i testi esaminati. Sono testi di disparate condizioni d'animo, di diversa condizione e levatura, di difformi

disposizioni sentimentali e di capacità critica. Orbene, se, ad esempio, le modalità della fuoruscita di quel

sangue ci sono descritte, con identità di significato, attraverso difformità di attitudine e di capacità percetti-

va, non può la risultanza non avere, proprio per questo, la maggior potenzialità di persuasione. Si pensi che

a percepire quelle modalità erano presenti persone di un'ingenua esperienza, come la Mortera, e di un ben

provato addestramento tecnico infermieristico, come le Suore, o assistenziale, come quello dei Sacerdoti.

Si pensi che, di quelle persone presenti, il facile entusiasmo della Mortera è controbilanciato dall'atteggia-

mento critico, freddo e calcolatore di Don Possavino, o la spontaneità di Don Bianco ( che, nella certezza

di una constatazione che non ammette dubbio, prorompe nell'esclamazione che attribuisce quel sangue a

Dio ) trova un netto contrasto nella posatezza del Can. Barosso, che gli permette di disporre ogni cosa per

la riuscita della fotografia.  Si pensi che la stessa Novizia, Suor Curcu, ha dimostrato di possedere un pote-

re di indipendenza tale, nel suo giudizio, da indurla a discutere, davanti al Tribunale, sulle caratteristiche

della fotografia. Si pensi che, mentre Suor Garberoglio e alcune sue consorelle si sono, dopo la constata-

zione, abbandonate alla contemplazione estatica, vi è stato Don Possavino che ha avuto la freddezza di

un'inchiesta quasi poliziesca, e Suor Maria Anna Denicolai che ebbe la prontezza di richiedere, immediata-

mente, la constatazione di persone autorevoli, quasi a maggior garanzia di credibilità. Vi è anche stato chi

si è appressato alla constatazione  con animo non certo benevolo verso la Tartaglino, come Suor Garbero-

glio !  Questi sono i rilievi di sintesi, i quali concludono per un'univoca identità fenomenica, che è tutta nel

senso delle affermazioni della Tartaglino.

 

 

                                                   4 )          ESAME  ANALITICO  DELLE  TESTIMONIANZE .

 

Ma, se si scende al particolare, ancor più confortevole è il risultato dell'esame critico delle prove.  Dal modo

in cui i testi descrivono il moto del sangue uscente, il colore, l'apparenza e la consistenza, dal modo come

depongono sul percorso del medesimo, a quello come ne designano l'arresto e il coagulo, risulta un'identi-

tà sostanzialmente tale, che non lascia dubbio sulla verità delle testimonianze e sulla realtà inoppugnabile

del fatto.

1)  Il Tribunale mette in prima linea le testimonianze delle persone, le quali affermano di aver visto uscire,

sgorgare il sangue, con maggiore o minore impeto. Poichè sono queste le testimonianze, esse, unite alla

prova fisica di  ogni mancanza di cavità nel Crocifisso, escludono ogni trucco e dimostrano la verità del

fatto prodigioso.

La Tartaglino vede aprirsi la ferita e il sangue uscire, poi, riaprirsi la ferita e sgorgare ancora il sangue ;

la Mortera, dopo aver toccato col dito, vede il sangue uscire e scorrere giù a grosse gocce e, verso le 3,

il sangue sgorgare nuovamente ;

ciò è conforme a quanto asserisce Suor Curcu, che vedeva il sangue uscire piano piano, a guisa di sudor

sanguigno ;

Suor Garberoglio, in occasione del secondo episodio, afferma, con forza, : " IO HO VISTO PROPRIO IL

SANGUE VIVO USCIRE DALLA FERITA  " ;

anche  Suor Maria Anna Denicolai dice esplicitamente : "  DALLA FERITA DEL COSTATO DESTRO USCI-

VA SANGUE VIVO, UNA GOCCIA DOPO L'ALTRA, CON IMPETO, COME DA  UNA FERITA FRESCA." ;

infine, Don Bianco, giunto più tardi, attesta che il sangue era fresco e vivo e scendeva lentissimamente, fa-

cendo la fila dalla piaga del costato giù sulla croce .

2) Uniforme e, pure, di tanta importanza, è la risultanza testimoniale sul colore del sangue e sulla sua con-

sistenza e apparenza.  Tutti i testi oculari immediati parlano di sangue vivo, sangue rosso vivo, sangue fre-

sco, sangue recente.

Don Possavino attesta che il sangue era fresco fresco e si vedeva che era uscito allora allora ;

Don Garberoglio non tocca il sangue perchè è convinto che, se l'avesse toccato, gli avrebbe macchiato le

dita ;

Don Viola giunge in tempo per vedere un sangue ancora vivo, che gli dà l'impressione di aver cessato di

uscire in quell'istante ;

infine, il Can. Barosso, giunto circa due ore dopo, ne vede già il colore un po' nerastro a causa della coagu-

lazione.

3) Il percorso, poi, del sangue risulta contenuto negli stessi, identici, limiti di spazio, nonchè nella precisa

uguale direzione. Esce dalla ferita del costato destro, forma, nel suo lento progredire verso l'inguine, una

larga chiazza , senza soluzione di continuità, su tutto il fianco destro, per arrestarsi al limite della fascia

lombare del Crocifisso, mentre è notata da tutti una parziale deviazione verso il legno della croce, che re-

sta unita, con un filo, al Crocifisso.

La Tartaglino dice :" IL SANGUE ERA SCESO SULLA CROCE  ! " ;

Suor Garberoglio dice :" UN FILO COLO' FIN SULLA CROCE ! ":

Don Possavino dice : " IL SANGUE ERA COLATO ANCHE SULLA CROCE, E CE N'ERA UN FILO ANCHE

FRA IL CORPO E LA CROCE ! " ;

Don Garberoglio dice :" UN FILO DI SANGUE ERA SCESO SULLA CROCE E UNIVA IL CORPO ALLA

CROCE ! ":

Don Viola dice : " UN PO' DI SANGUE ERA SCESO SULLA CROCE, PUR RESTANDO UNITO AL COR-

PO DEL CROCIFISSO ! ":

4) Anche l'arresto e il coagulo sono descritti con identità sostanziale. Il sangue si arresta all'estremità infe-

riore del fianco destro, secondo i testimoni Don Garberoglio, Don Viola e Don Possavino ; vicino all'inguine,

secondo Suor Curcu ; fin quasi alla fascia, secondo Suor Aina.  La coagulazione viene constatata contem-

poraneamente, se, pure, espressa con vocaboli diversi, da Suor Garberoglio, Suor Maria Anna Denicolai,

Don Possavino e Don Garberoglio, mentre pur constatano uno strato di sangue vecchio e nerastro, frutto

dell'emissione dell' 11 agosto, i testi Don Garberoglio, Don Possavino e Don Viola.  Dalle predette testimo-

nianze, non si può che trarre una spontanea, genuina e reale percezione di uno stesso oggetto, che non

può non essere una sicura e salda realtà, come s'è detto.  Questo convincimento non viene tanto dall'ovvia

riflessione dell'impossibilità di una collettiva allucinazione o suggestione, quanto dal necessario fatto reale

che deve aver attirato ed eccitato le conformi predette percezioni.

5) C'è un ulteriore rilievo che avvalora tutti i precedenti, ed è quello che ognuna delle emissioni ha presen-

tato identità di comportamento e di manifestazione, mentre, ad ognuna di esse, è intervenuto quanto meno

un teste, oltre agli altri, che non aveva presenziato ad una delle precedenti emissioni ( all'emissione delle

ore 13 e 15 dell'11 agosto, la Tartaglino e la Mortera ; alle 17, la Tartaglino, la Mortera e Suor Curcu ; alle

lle ore 13 del 27 settembre, la Tartaglino, Suor Garberoglio, Suor Maria Denicolai e Don Bianco ) ; argo-

mento, questo che, attraverso la sostanza di identiche percezioni per parte di una pluralità  di persone, di

differente condizione, ribadisce l'innegabile verità del fatto attestato.

6) Vi è un punto nel quale c'è un apparente minor consenso di testi, ed è quello di asseriti movimenti del

petto del Crocifisso o, quanto meno, di movimenti delle labbra della ferita del costato e dell'ampliamento

della ferita stessa. Minor consenso, si è detto, perchè, se la circostanza è affermata in modo reciso da

alcuni ( Tartaglino, Mortera, Suor Garberoglio e Suor Maria Denicolai ), essa non è negata dagli altri, in

quantochè costoro non escludono il fatto, ma asseriscono di non averlo percepito. Il dissidio, dunque, è

solo apparente, e, peraltro, dovrebbe esser risolto, a tenor di logica e di esperienza, nel senso della preva-

lenza della constatazione positiva e attentiva su quella negativa di non visione o, meglio, di non attenzione

che è, naturalmente, meno pregevole. Aggiungasi che i testi che non affermano quel particolare, sono inter-

venuti in un momento posteriore o diverso da quello cui si riferisce la testimonianza degli altri testi. Ma il

Tribunale non ha bisogno di giungere a questa integrale accettazione delle affermazioni di questi testi posi-

tivi. Gli basta fare osservare che tali testimonianze stanno a provare, ancora una volta, che quel sangue

fuoriusciva come da viva sorgente, e veniva dal materiale del Crocifisso, come da un organismo vivente.

7)  Nè si dica che la percezione di tutti, o di alcuni, dei testi, possa  essere stata pregiudicata dalla comuni-

cativa di altri o dall'esaltazione del momento. Ciò è escluso, sia dalla quantità di essi, sia dalla positiva

emergenza che essi hanno esercitato, in quel momento , una scrupolosa e sapiente attenzione, e hanno

dimostrato una pregevole presenza di spirito nel controllo di quanto avveniva, se, ad esempio, han saputo

ognuno precisare in relazione a ciascun momento le persone che assistevano e quelle che cessavano di

assistere all'avvenimento.

 

 

 

                                                    5 )         ESCLUSIONE  DI  OGNI  TRUCCO .

 

Dalle testimonianze sopra studiate, risulta che, effettivamente, dalla materia scagliola, come dalla perizia

Zuccaro-Bosio del 24-2-1934, plasmata a rendere l'immagine del Crocifisso, è uscito fuori, a più riprese, del

sangue umano ( vedi perizia Canuto-Trossarelli-Parato del 25-11-1933 ).  Ora, tale emissione non sarebbe

potuta venire per qualche trucco ingegnosamente preparato dalla Tartaglino o da altri ?  Prima di dimostra-

re, nella fattispecie, l'impossibilità di ogni trucco, il Tribunale crede utile mettere in evidenza l'identità del

Crocifisso preso in esame, con quello su cui avvennero i fatti di cui si tratta. Tale identità è fuori di discus-

sione !!  Bastano, all'uopo, i riconoscimenti giurati della Piacentino, già, ab antiquo, proprietaria del Croci-

fisso stesso. Che, poi, il Crocifisso, nel quale sono avvenute le constatazioni del 27 settembre, sia quello

stesso nel quale erano avvenute le conformi dell'11 agosto, non è neppur dubbio ; e ciò, non solo perchè

l'identità è un'affermazione implicita di tutte le testimonianze, oltrechè esplicita della Tartaglino e della

Mortera ; non solo perchè i riconoscimenti giurati riferiscono l'uno e l'altro episodio ad un unico Crocifisso,

ma anche perchè è una risultanza certa degli atti ( testi Tartaglino, Mortera e Can. Barosso ) che quel Cro-

cifisso, dal 16 agosto alla terza decade di settembre, è stato detenuto, in assenza della Tartaglino, dalla

Mortera . E che, tra il ritorno della Tartaglino e il secondo  episodio, non possa essere avvenuta sostituzione

del Crocifisso, è risultanza documentata anche attraverso le constatazioni fotografiche del Can. Barosso, di

cui, una, si riferisce al Crocifisso dopo la prima, l'altra, dopo la seconda emissione.

Stabilita l'identità del Crocifisso, ad escludere ogni possibilità di trucco, nella fattispecie, si osserva che, se

trucco si può immaginare, questo non potè effettuarsi che,1) o per precedente immissione di sangue umano

nell'interno del Crocifisso,2) oppure per una precedente deposizione di sangue umano sulla superficie del

Crocifisso stesso.

1)  L'ipotesi di una precedente immissione di sangue umano nell'interno del Crocifisso, dal quale, poi, po-

tesse sgorgare, è esclusa categoricamente dalla perizia merceologica e radiografica assunta in Processo.

Mentre, infatti, la perizia radiografica ci assicura perfettamente sulla assenza assoluta di cavità interne del

Crocifisso, quella merceologica ci informa che il potere assorbente della scagliola è minimo. Perciò non

avrebbe potuto imbibirsi di sangue, nè, tanto meno, emetterlo, cosicchè l'assurdità dell'ipotesi appare evi-

dente per la stessa legge fisica dell'impenetrabilità dei corpi.

2)  L a seconda ipotesi, che, cioè, sangue umano, proveniente dall'esterno, abbia potuto essere depositato

sulla superficie del Crocifisso, è, parimenti, da escludersi per vari e molteplici riflessi, che rendono tale ipo-

tesi contrastante, oltre che con le emergenze risultate dalle deposizioni dei testi, con le stesse leggi fisiche

che governano la natura dei corpi. Ciò è, per il Tribunale, una verità palmare, sia che si prospetti l'ipotesi

nel senso che il sangue sia stato apposto nello stato liquido, nell'immediata antecedenza del fatto, sia che

la si prospetti nel senso più naturale, ma non meno inverosimile, di un sangue precedentemente raggruma-

to o, quanto meno, in via di coagulazione. All'ipotesi nel primo senso si oppongono, infatti, le testimonianze

precise di quelle persone che hanno visto uscire il sangue dalla ferita del costato e, per di più, si oppone la

stessa legge di gravità, poichè, in qualsiasi posizione si immagini il Crocifisso nel momento della supposta

mistificazione, compresa quella obliqua, quale più propizia all'esecuzione del trucco, la sovrapposizione del

liquido, per quanto cautamente eseguita, non avrebbe potuto manifestarsi con un deflusso regolare dal co-

stato all'inguine, quale venne constatata dai testi , e tale da riprodurre una vera e propria caduta di sangue

dalla ferita di un corpo umano. Le stesse esperienze, fatte all'uopo, hanno confermato pienamente la nostra

asserzione con un controllo che non ammette dubbio. Inoltre, una siffatta ipotesi non regge, anche, per la

considerazione che, fra l'atto ipotetico della sovrapposizione del predetto sangue liquido sul Crocifisso, da

parte della Tartaglino o di altri, e il sopraggiungere del primo fra i testi immediati, è intercorso uno spazio

di tempo, sia nel primo che nel secondo episodio, più che sufficiente alla coagulazione, almeno iniziale, del

medesimo, essendo, per una parte, acquisito alla scienza che il sangue umano, fuori dalla sua sede natura-

le, inizia a coagulare, generalmente, dopo una durata di tempo di pochi minuti, e, per l'altra, essendo risul-

tanza sicura delle testimonianze che, nel primo episodio delle ore 13, la Mortera, quando venne chiamata

dalla Tartaglino, stava dormendo, e si fece attendere parecchio, e che , nel secondo episodio,  Suor Garbe-

roglio indugiò ancor più tempo, perchè intenta a mangiare nel Refettorio delle Suore a pianterreno ; mentre

è pur certo che i testi posteriori sopraggiunti constatarono ancora la perfetta freschezza del sangue.

E cadiamo, così, nell'ipotesi, contemplata sopra, di una preesistenza di sangue coagulato in precedenza,

sovrapposto alla superficie del Crocifisso. Ma neanche l'ipotesi, cosiderata in questo senso, è sostenibile,

poichè è ,del pari, un postulato della scienza che il sangue coagulato non è passibile di liquefazione se non

mediante un idoneo solvente, la cui applicazione richiede l'opera di un esperto. E poichè, una volta ottenuta

la liquefazione, si cade nelle stesse impossibilità notate sopra per l'apposizione di sangue liquido, e, spe-

cialmente, si va contro l'asserzione dei testi, che hanno visto il sangue sgorgare e fluire dalla ferita del co-

stato. Del resto, questa ipotesi, nei riguardi della prima emissione, è anche da escludersi nel riflesso che,

durante l'emissione, si sono eseguite due lavature complete del Crocifisso da parte della Tartaglino, accer-

tate, nella loro risultanza, dalla teste Suor Curcu, la quale ha deposto di aver visto il Crocifisso perfettamen-

te lavato, cosicchè non aveva più traccia di sangue prima dell'emissione delle 17.  Nè si ricorra alla discon-

tinuità della superficie del Crocifisso, specie per la lesione del costato atta a riprodurre la lanciata del solda-

to romano ; perchè sono anche categoricamente accertate, in atti, sia l'oggettiva consistenza, sia la forma

e le dimensioni della ferita al costato. Per cui, anche ammesso, secondo quanto dicono i testi, che la lesio-

ne stessa, nell'emissione del 27 settembre, abbia assunto maggior ampiezza, tale minima capienza sareb-

be sempre senza alcuna proporzione con la quantità del sangue uscito e la deposizione, in essa, di sangue

fluido o raggrumato urterebbe contro le impossibilità notate per le due ipotesi. Aggiungasi, infine, che, alle

varie ipotesi, senza alcun fondamento, di un trucco malizioso da parte della Tartaglino, si oppone l'unanime

e recisa affermazione dei testi sulla ineccepibile moralità di lei e la categorica esclusione, da loro fatta, della

sua capacità morale a simile mistificazione. Anzi, si oppone la sua stessa capacità intellettuale, come si op-

pone tutta la condotta tenuta dalla Tartaglino nei due fatti di emissione, quando lava, per due volte, il Croci-

fisso, onde togliere ogni traccia, e desidera e domanda che non si divulghi il fatto. Per ultimo, all'ipotesi di

un trucco malizioso nei confronti della Tartaglino  si oppone, ancora, la stessa circostanza che, tra il primo

e il secondo episodio, abbia lasciato così a lungo il Crocifisso nelle mani di terzi, laddove, all'ipotesi di non

maliziosa ma inavvertita apposizione di sangue alla superficie del Crocifisso, mediante contatto, diretto o

indiretto, di parti insanguinate della Tartaglino o di altri, si oppongono, oltrechè tutte le precedenti argomen-

tazioni,l'accertata mancanza di ferite o di perdite sanguigne della Tartaglino o di altri presenti, e l'esclusione

di simile possibilità compiuta attraverso la meditata e immediata verifica da parte, specialmente, di Don

Possavino nell'episodio del 27 settembre. Escluso, dunque, il pericolo di qualsiasi trucco, il Tribunale, ripor-

tandosi alla considerazione oggettiva delle singole risultanze di causa e del loro complesso, crede di poter

affermare, con tranquilla coscienza, che effettivamente il sangue venne emesso dal Crocifisso, e che tale

fatto non può essere spiegato naturalmente. Nè possono contrastare con queste risultanze i referti clinici

delle perizie eseguite per la ricerca dei gruppi sanguigni della Tartaglino e del Crocifisso, l'una, dai Proff.

Gedda e Mino, il 18 marzo 1934, l'altra, dal Prof. Canuto e dai dott. Trossarelli e Parato, l'8 maggio 1934.

Infatti :  1) i referti sono discordanti fra loro, 2) anche ammesso che il sangue del Crocifisso venisse asse-

gnato allo stesso gruppo della Tartaglino, non sarebbe per nulla dimostrata l'identità del medesimo, 3) sem

pre rimarrebbero l'impossibilità del trucco e rimarrebbe, soprattutto, la prova testimoniale di chi ha visto il

sangue del Crocifisso !

 

                                                     6 )         CONCLUSIONE

 

Il Tribunale ritiene, così, di aver esaurito, per la parte veramente essenziale, la dimostrazione del proprio

ragionevole convincimento. Di fronte all'oggettivo, specifico, controllo che la versione della Tartaglino ha

trovato nei fatti rigorosamente accertati, non hanno molto interesse le considerazioni soggettive che pos-

sono riguardare la medesima. Si potrà, cioè, prospettare, anche, il dubbio che costei sia un'isterica, una

neuropatica, fors'anche una visionaria ; anzi, il Tribunale può ammettere che vi siano risultanze tali da far

sospettare la fondatezza dell'eventuale addebito. Ma si potrà, forse, dire, per questo, che essa sia stata

visionaria anche per quei fatti che sono stati percepiti, dietro sua denuncia, da persone sensate e inso-

spettabili ?  D'altra parte, il contegno della Tartaglino, specie in concomitanza dell'episodio di settembre,

è ben diverso da quello di un'isterica o di una visionaria ; dacchè è proprio di costoro il partecipare esage-

ratamente alle creazioni della loro fantasia e il rivendicarne la verità contro le altrui esitanze iun modo as-

soluto, prepotente e, qualche volta, violento. Quale è, invece, in quel frangente, il contegno dela Tartaglino?

Ce lo dicono Don Possavino, Don Garberoglio e, anche, Don Bianco : ella era smarrita, estranea, spaventa-

ta e piangente. D'altra parte, lei ha dimostrato di non aver la cocciutaggine delle isteriche e delle visionarie,

nè il loro caratteristico attaccamento alle proprie creazioni ; ella è sempre stata, ed è a tutt'oggi, renitente a

manifestare altri fatti che la riguardano pur da vicino, come ebbe a dirci, fra gli altri, una teste che la conob-

be intimamente, la Piacentino. La Tartaglino, che, fra la prima e la seconda emissione, ha lasciato il Croci-

fisso, per oltre un mese, nelle mani della Mortera ; che l'ha affidato a costei l'11 agosto, dopo le 15 e le 17;

che, dopo l'ultimo fatto prodigioso, era disposta a rinunciare alla proprietà del Crocifisso a favore di quelle

Suore di alcune delle quali avrebbe potuto, fors'anche giustamente, lagnarsi, come ci attestano, con la

Piacentino, le sorelle Ivaldi ; che ha ottenuto, da tutti i testi, non solo dalle Suore ( compresa la Garbero-

glio ), ma anche da sacerdoti prudenti e sperimentati nella direzione delle anime, il riconoscimento di una

virtù non comune, di un'umiltà innegabile, e di una sopportazione ammirevole nei dolori. Le circostanze

stesse, antecedenti e concomitanti ( per non parlare di quelle conseguenti ), per quanto non costituiscano

una prova positiva del fatto, ci paiono tali da costituire esse pure un argomento quanto meno negativo, nel

senso che nulla vi ha, in esse, di indecoroso da parte di Dio, nulla di ridicolo da parte della cosa come delle

persone ; mentre, anzi, il volgere al termine dell' Anno Santo per il 19° Centenario della Redenzione, i do-

lori perennemente rinnovantesi della Passione di Cristo a causa dei sacrilegi degli uomini, il conseguente

dovere dei cristiani della riparazione, se pure non costituiscono elementi di giudizio nell'oggettività del fat-

to, non mancano, però, di dare un contributo di verosimiglianza tale, che ci pare non sia del tutto trascura-

bile il segnalarlo. Stabilita, così, la realtà del fatto, che da un Crocifisso di scagliola è uscito del sangue,

realtà che ci viene indubbiamente confermata da parecchi testi diretti e immediati in diverse emissioni, te-

sti di qualità e posizioni disparate, per cui nè allucinazioni, nè delittuoso accordo sono ragionevolmente

ammissibili, esclusa ogni mistificazione, sia che si contempli l'ipotesi della preesistenza di sangue dentro

o sopra di esso, sia liquido che coagulato, perchè interdetta questa ipotesi, oltrechè dalle testimonianze,

dalle stesse leggi fisiche, come dimostrato, non rimane che concludere nella straordinarietà di un fatto

umanamente inspiegabile.

 

                                                     7)             LA  SENTENZA

 

1)  Si tratta di  fatto vero e reale, comprovato dal numero e dalla credibilità dei testimoni ;

2)  Il liquido sgorgato dal Crocifisso è vero sangue umano, comprovato, oltrechè dalla constatazione dei

     testi, anche, e soprattutto, dall'analisi eseguita nell'Istituto di Medicina Legale della Regia Università di

    Torino.

3) Si esclude assolutamente il trucco e la mistificazione, sia per la natura del fatto considerato in tutte le sue

    circostanze, sia per la qualità delle persone che ebbero rapporto col fatto stesso.

4) Si tratta di fatto straordinario e non spiegabile umanamente con le sole forze naturali.

 

          Asti,  Curia  Vescovile,  14  Maggio  1934.        

 

                                                                     Firmati :  Can.  Vincenzo  Toso ,  Ufficiale ;

                                                                                    Can.  Luigi  Goria ,  Giudice ;

                                                                                    Can.  Gabriele  Gamba ,  Giudice  e  Relatore ;

                                                                                    Sac.  Luigi  Mori ,  Notaio .